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Gabriele Ortu
poesie e altri scritti
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Su Conciliadori (*)
“Taratatà! Taratatà! Si dà questo avviso. Il Conciliatore avverte che domani alle ore 19, ci sarà conciliatura.
La popolazione è invitata a partecipare. La riunione, contrariamente a quanto avvenuto sinora, si terrà nella casa comunale, fino a quando i lavori in corso al Monte Granatico non saranno terminati.
Si tratteranno cause sul pascolo abusivo e sulla spartizione delle acque per irrigare gli orti del rio Santu Perdu. Pertanto le persone interessate e tutti coloro che hanno terre in quel sito, sono pregati di partecipare con i periti ed i testimoni.”
Hai sentito il bando, Antonio?
Sì, sì. E mi devo anche presentare. I barracelli hanno trovato e sequestrato alcuni capi delle mie capre dentro la vigna di Battista Corriga e quando sono andato a riprendermeli, per alcuni ceppi di vite che hanno distrutto, Battista, mi ha fatto pagare una somma che ritengo troppo alta e per questo l’ho citato davanti al Conciliatore. Non tanto per la somma, ma per non passare da fesso.
Dimmi, Antonio, e chi ha periziato i danni?
Si dice il peccato, non il peccatore.
Sì, sì, hai ragione, Antonio, vedrai che domani, tiu Franciscu, metterà la cosa nel giusto equilibrio.
Bastiano, io ho fiducia nel Conciliatore in quanto uomo giusto, e se mi dice che devo pure aggiungere qualcosa ancora, lo faccio volentieri e convinto perché lo ritengo imparziale, sempre.
Caspita! Uomo di legge come lui ce ne sono pochi anche nel palazzo di Giustizia di Cagliari! Non ha certamente titubanze quando parla del codice. Non c’è avvocato che gli faccia la barba né nel civile, né tanto meno nel penale. Peccato che quest’uomo non abbia potuto studiare! Per causa di quel grave esaurimento che ha avuto abbiamo perso un grande avvocato…
Sappi che io lo stimo più per l’onestà che per la sua cultura. Sul suo conto non ho mai sentito una lamentela.
Sai cosa dice la gente, anche se tiu Franciscu non lo ammette, che molti avvocati del circondario, quando hanno cause complesse e di difficile soluzione, si rivolgono a lui per avere dei consigli…
Lo so, lo so, e potrei fare dei nomi di avvocati, ma è meglio tacere, per carità di Dio, poverini.
Beh, stanno suonando l’Avemaria… A domani, a domani… Ci vediamo in conciliatura, buona notte.
Buona notte, buona notte.
Tiu Franciscu è già seduto sulla sua sedia, quando, l’usciere suona il campanaccio per avvertire la gente presente in aula, che sta per avere inizio l’udienza. L’aula altro non è che un magazzino con pavimento in terra battuta con quattro banchi, tre sedie, non ha finestre, è buio e freddo. Ma per tiu Franciscu è l’equivalente del palazzo di Giustizia di Cagliari. Quando, qualche volta, deve imporre il silenzio nell’aula, è solito ripetere: Silenzio, qui si amministra la Giustizia, è un luogo sacro. Il luogo del Diritto, del Giusto per tutti.
Quest’uomo, allegro e gioviale per natura con tutti, quando è seduto in cattedra per amministrare la Giustizia, trasforma il proprio carattere in compostezza e serietà come si conviene ad un uomo di legge. Dovete sapere che egli, una volta iniziata la discussione, pretende il silenzio assoluto e se qualcuno osa parlare a voce alta lo espelle dall’aula. Qui si amministra la Legge! - è solito ripetere - Ci vuole silenzio e rispetto.
Alle sue spalle, appesa al muro, vi è una tavola in castagno con sopra la scritta: LA LEGGE.
Più in alto un crocefisso annerito dal fumo delle candele e viene da pensare che Gesù Cristo fosse di razza negra. Ai giorni nostri si sarebbe potuto confondere con un “Vu cumprà”. Sopra il tavolo un registro, un calamaio, una piuma bianca di avvoltoio, un tampone, un bicchiere con il fondo all’insù e sopra una candela. Tutto questo alla parte destra. Alla sinistra un altro registro che tiu Franciscu apre e sul quale inizia a scrivere qualcosa. Davanti a Lui un altro libro: il Vangelo. Egli dà uno sguardo a tutta l’aula e constatato il silenzio e la compostezza di tutti, indossa la “toga”, toga per modo di dire, in quanto altro non era che un manto nero, stanco di vivere, e che credo fosse del suo defunto genitore, avvocato. Un vecchio manto sì, ma pulito. Indossata la toga, a voce alta dice: La seduta è aperta. Vengano avanti i signori contendenti: Antonio Melis e Battista Corriga.
Antonio, dimmi dove sei nato e quando…
E non lo sai che sono nato in paese e che ho la tua stessa età! - gli risponde Antonio.
Antonio è la LEGGE, ed io qui RAPPRESENTO LA LEGGE! Ti comporti come un bambino. Questa è la prassi. Devi capirlo… Basta, basta. Giura di dire la verità, eccetera, eccetera… Bene. Esponi i fatti.
La cosa è semplice. I barracelli hanno sequestrato alcuni miei capi di bestiame nella vigna di Battista ed egli ha preteso per i danni, una somma che io ritengo troppo elevata…
Dimmi quanto ha preteso.
Due scudi in soldi e rimettere a posto il varco.
Bene, ho capito. Vieni tu, Battista.
Corriga Battista nato a Biddascarescia il…
Bene: giura etc. etc…. Dimmi, Battista, qual è il segno padronale delle capre di Antonio?
Veramente non lo so…
Come sarebbe! Sei parte lesa… I barracelli non ti hanno dato il verbale con la stima dei danni?
Nossignore. Ha fatto tutto il capitano dei barracelli, sequestro e perizia dei danni.
Venga avanti, allora, il capitano dei barracelli.
È fuori paese… - tuona una voce del pubblico.
Allora abbiate pazienza, la causa è rinviata. Voglio sentire i testimoni: ho bisogno di pezze giustificative che devono restare agli atti. Se ne riparlerà… giovedì prossimo. Mi raccomando: di’ al capitano che porti il verbale della perizia, hai capito, Battista? E ogni cosa dettagliata!
Tiu Franciscu, riprende il registro, intinge la piuma nel calamaio, e scrive alcune righe con la sua bella calligrafia che ancora oggi si può ammirare nell’archivio del Comune. Poi con tono alto di voce: Voglio qui davanti gli ortolani del rio Santu Perdu ed il perito che di comune accordo hanno scelto.
Fa la conta dei presenti: uno, due, tre, quattro, cinque… qui nelle carte vi sono sei nominativi, chi è che manca?
Giovannimaria Dessy ha rinunziato e mi ha rilasciato una delega - gli risponde, il perito, Antonio Masala, ortolano e carrolante.
Vediamo questa delega. Sì, è tutto a posto: timbro…, il segretario comunale…, etc., etc. Si può procedere. Dimmi, Antonio, qual è la portata del ruscello quest’anno?
Beh, quale sia la portata proprio non lo so, io faccio un po’ a occhio come usiamo noi…
Usi e costumi, in questi casi, hanno valore di legge - gli risponde tiu Franciscu - vai avanti, Antonio.
Lei che è uomo di legge, lo capisce. L’acqua è poca quest’anno, perché la siccità è grande e hanno coltivato più orti degli anni precedenti, e dividere quel poco d’acqua che c’è non è compito facile, bisogna innaffiare di giorno e di notte per riuscire a salvare qualcosa. L’acqua è ogni giorno di meno e, se non piove a breve, ci sarà poco o nulla da spartire. Si possono salvare i pomidoro e le patate che sono giunte a maturazione, i fagioli sono persi, ormai i fiori che portano cadono tutti.
Antonio, ha ragione - dicono in coro gli ortolani - sarà meglio abbandonare tutto… lasciar perdere…
Tiu Franciscu osservava i mappali che gli aveva consegnato il perito, ma che allo stesso tempo aveva udito il discorso degli ortolani, interviene e dice:
Questi sono i fatti, come avete sentito, e come ben conoscete. Prendete una decisione tra voi. Io consiglierei di fare la raccolta delle patate ormai giunte a maturazione e zappare il terreno in modo che non si possa più innaffiare; e fare lo stesso per i pomidoro e dopo dividere l’acqua per la restante coltivazione dei fagioli. Credo sia questo l’unico modo per salvare gli orti. Posso (in via del tutto eccezionale, visto la gravità), ripetere l’udienza dopodomani se voi tutti siete d’accordo. Bene. A partire da questo momento avete un quarto d’ora di tempo per prendere le vostre decisioni… Salvatore, inizia a farsi buio, fai il piacere e accendimi la candela perché devo compilare il registro…
Signor Conciliatore, a nome degli ortolani le comunico che - ha esordito il perito - si è deciso di accettare la sua proposta di una nuova udienza da tenersi dopodomani anche per poter meglio valutare la nuova situazione da mettere a verbale.
Bene. Ci vediamo qui dopodomani alla stessa ora. La seduta è tolta. Ha detto tiu Franciscu mentre dava una strimpellata al campanaccio.
Ai giovani d’oggi questo racconto sembrerà irreale, ma queste cose avvenivano realmente circa sessant’anni or sono nei paesi della Sardegna.