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Gabriele Ortu
poesie e altri scritti
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Nuréntulu (*)
È sera. Il Sole volge al tramonto. Solo alcuni raggi del Grande Fuoco, filtrati tra i rami degli alberi, indugiano sul nuraghe in cima alla collina.
La frenesia che ha caratterizzato la giornata, nel villaggio nuragico di Nuréntulu, va scemando. La calma si distende sugli uomini e sulle cose.
Stormi di storni neri galleggiano nell'aria. Fulminei rapaci su loro si avventano. È la legge divina. La vita rincorre la morte. L'astuzia con la forza, sullo schermo del cielo, misurano il tempo. La danza riflette la luce morente. Rane e cicale lanciano dissonanti biscrome su un cielo terso e senza vento. Tutto sembra, come sempre, ripetitivo.
Panorama di Nuréntulu (Gadoni)
Per gli abitanti della piccola comunità, però, non è una sera come le altre. Questa notte sorgerà la luna tanto attesa, quella che feconderà le Acque Sacre che renderanno fertile la Madre Terra ed il raccolto, e, quello che più conta, purificherà i cuori. È la festa delle Abluzioni. Il Solstizio d'Estate. La festa più attesa da tutti.
Dopo che la luna si sarà specchiata nelle acque del Pozzo Sacro, tutti gli abitanti saranno aspersi con l'acqua sacra dalla Sacerdotessa Nureka, la regina dagli occhi tristi e dalle lunghe chiome, per essere purificati.
Questa è la notte in cui le ragazze che hanno già visto sedici lune nel Pozzo Sacro, potranno finalmente scegliere il loro compagno. Andranno ad abitare la capanna preparata per loro. Le orfane, e quelle che ne faranno richiesta, saranno ammesse alla custodia del Fuoco Sacro. La Sacerdotessa Nureka sarà la loro madre, sorella e maestra.
Ai giovani, invece, sarà consegnato l'arco del guerriero e la faretra in pelle di cinghiale con dieci punte di ossidiana in cima alle frecce. Potranno così affiancarsi nel servizio di vigilanza notturna ai guerrieri a ciò preposti.
L'attesa è grande per tutti. Nel villaggio, si respira una atmosfera di grande pace. La sera è carica di presagi e di speranze. Giovani ed anziani, sani e malati, guerrieri e pastori, tutti insomma, in questa notte magica, potranno accedere al Pozzo Sacro che si apre solo in concomitanza con la fecondazione delle acque.
La festa delle Abluzioni e della Purificazione è la più attesa da tutta la comunità.
Per moltissimi giovani, la notte che verrà segna una tappa fondamentale della loro vita. Molti si affrancheranno dalla famiglia d'origine per crearne una nuova. Saranno cioè mariti e guerrieri. Altri saranno solo guerrieri, per loro scelta.
Pensieri di pace e di perdono pervadono gli animi. Tutti sono indaffarati in questo gioioso tramonto di attesa e di spiritualità.
Finalmente potranno rivedere la Madre Luna che, per loro, scenderà nel Pozzo Sacro. Nessuno può mancare all'appuntamento. Infatti, perché ciò accada di nuovo, passeranno tante lune quante sono le pietre del cerchio magico intorno al pozzo, ossia un anno.
Sarà il capo del villaggio, Nurak, questa notte, ad incidere sull'Albero del Tempo il nuovo segno che ricorderà ai posteri, questo passaggio della Madre Luna nel pozzo. Ma questo sarà un segno tutto particolare: più largo e più profondo. Sarà, inoltre, esteso a tutta la circonferenza dell'Albero del Tempo. È il segno che indica cento anni, un secolo, il sesto dalla nascita di Nuréntulu.
A ricordare l'avvenimento sarà inoltre conficcato sull'Albero, un grosso punzone in bronzo, come la tradizione vuole ogni cento anni. Un mercante, proveniente dalle miniere di rame della valle del rio Saraxinus, nei territori di Nur-Adòne, lo aveva regalato alla madre di Nureka per l'ospitalità ricevuta e per le cure prestategli. Tante lune sono passate da quella volta, ma il mercante non è mai mancato per la festa delle Abluzioni. Sarà così anche stanotte? Tutti aspettano il suo arrivo, nel villaggio. Arci è il mercante più conosciuto a Nuréntulu. Con lui gli scambi sono sempre più convenienti. La sua presenza non è ancora stata notata. Il punzone che egli regalò, fa bella mostra di sé sull'altare delle offerte. È grosso, resistente, e ben lavorato. Quelli che nasceranno questa notte inizieranno dal punzone in bronzo di Arci a contare gli anni della loro esistenza. Saranno le madri ad insegnare ai bambini, appena in grado di capire, quale è il segno in cui la loro vita ha avuto inizio. Saranno così in grado di sapere, oltre che la loro età, anche quante lune hanno visto nel pozzo, dato che nessuno, fin dalla nascita, si sottrae a questo rito.
Le madri, infatti, portano alla festa i loro piccoli in braccio, e scendono i gradini del pozzo fino a lambire le acque. Così come fecero con loro, le madri.
Il Sole indugia ancora incuriosito. Pare desideri godersi lo spettacolo della luna nel pozzo. Inutilmente insegue questo momento. La notte non si farà acciuffare. Sarà così fino alla consumazione del tempo. Una corsa senza alcuna speranza.
Solo le stelle si staccheranno numerose e saettanti e si dirigeranno verso il Pozzo Sacro. Anche la loro corsa sarà vana e inutile come inutile sarà il desiderio che le vergini spose formuleranno al loro breve apparire. Il desiderio, comunque sarà espresso, sempre.
Nel recinto che delimita il Pozzo Sacro, Nurak, il Capo del villaggio, il rude e dolce sposo della Sacerdotessa dagli occhi tristi, è riunito con gli Anziani. È intento a dirimere le ultime controversie.
La seduta, iniziata nella tarda mattinata, è finita. Ritto sulla Pietra della Verità, Nurak alza il suo nodoso bastone di olivastro, segno del potere conferitogli. Con ampi gesti, indicando la Porta della Verità, ossia l'Oriente, suggella i patti di amicizia e riconciliazione stipulati tra i suoi sudditi. Poi con parole gravi e solenni annunzia: “Così ha deciso Nurak e l'Assemblea degli Anziani del popolo”.
Queste sono le parole della formula di rito con le quali si chiudono tutte le adunanze a Nuréntulu. È il sigillo della legge non scritta che tutti devono rispettare. È compito degli Anziani far conoscere al popolo le decisioni prese dall'Assemblea.
L'armonia dei rapporti tra i contendenti è ora perfetta. I dissapori sono stati appianati. L'astio che li turbava è stato completamente scaricato nella cerimonia di riconciliazione condotta da Nurak.
Ora le pacche sulle spalle ed i cenni di consenso si sprecano quasi a recuperare e cancellare gli sguardi torvi e sospettosi che vi erano stati in precedenza. Per la grande cerimonia deve regnare l'armonia perfetta tra gli abitanti. Il villaggio deve avere un solo cuore e un solo cervello, insomma pulsare all'unisono.
Se questa armonia non sarà raggiunta, le nuvole potrebbero sorgere ed interporsi fra la Madre Luna e le Acque Sacre del Pozzo. Gravi avvenimenti potrebbero abbattersi sulla comunità se ciò accadesse. Altre volte è successo.
È ancora vivo, nella memoria collettiva, il ricordo di una triste sciagura. La Luna non si concesse, a causa delle nuvole, ed un grande incendio distrusse gran parte delle capanne del villaggio. Fu salvato a stento l'Albero della Vita. La colpa di tutto pare fosse da ricondurre alla non sincera riconciliazione tra i componenti di due capanne attigue.
Il cielo è terso e tutto procede per il meglio. Il Grande Fuoco che scalda e illumina gli uomini e le cose ha chiuso gli occhi. Riposa per riprendere domani il suo incessante viaggio.
Nuraèdo, il banditore, con il suo corno fa il giro del villaggio. Su incarico degli Anziani dà notizia che l'Assemblea è terminata. Tra le viuzze strette e lastricate vi è grande animazione. I bambini sfruttano gli ultimi spiccioli di tempo loro concessi per il gioco. Quando Nuraèdo farà sentire il suo corno dall'alto del nuraghe, tutti dovranno raggiungere la propria capanna.
Gli animali per il sacrificio sono stati preparati. Le loro viscere sono già pronte per essere offerte alla dea, Madre delle Acque. Se l'offerta sarà bene accetta, tutto il bestiame sarà prolifico. Le malattie saranno allontanate. I pascoli saranno abbondanti e così pure il latte.
Gli Anziani dell'Assemblea del popolo controllano che i preparativi volgano al meglio. Forti della loro esperienza di vita, distribuiscono consigli a tutti. E tutti, indistintamente, ringraziano ed eseguono con la certezza di fare ciò che è meglio per il bene dell'intero villaggio.
I giovani hanno pronte le fracheras [frachera: piccola fascina di asfodelo secco] con le quali illumineranno la via alle anime degli antenati. Anch'essi, questa notte, saranno presenti alla festa delle Abluzioni. Nessuno li vedrà, ma in tutti vi è la certezza della loro presenza. Il loro spirito aleggia nell'aria come quello di un dio. A Nuréntulu è credenza che lo spirito dei defunti non possa lasciare mai il luogo dove ha vissuto il corpo. Infatti si lascia sempre un po' di cibo fuori delle capanne per loro.
Le Vergini addette al Fuoco Sacro hanno già preparato le lucerne con l'olio di lentischio. Dodici in tutto, quanti sono gli Anziani del popolo. Ogni Anziano dovrà guidare un gruppo di persone. I gruppi sono divisi per categoria sociale: Guerrieri, Pastori, Contadini, Conciatori di pelli, Costruttori di carri e di archi, e, prima fra tutti, la Sacerdotessa con le Vergini addette al Fuoco Sacro.
Sulla Pietra delle Offerte, nel grande spiazzo per le cerimonie, i giovani addetti alla cottura degli animali sacrificali, hanno deposto le braci. Le viscere e le erbe aromatiche sono pronte. Gli aruspici le osservano scrupolosamente per trarne poi le loro divinazioni durante la cottura.
Nureka dà gli ultimi consigli alle Vergini mentre disfa le sue trecce a crocchia. I suoi occhi, nella incerta luce del crepuscolo, sembrano ancora più tristi.
Aiutata dalle ragazze indossa la veste di lino bianco. Una vergine ravviva il Fuoco. Una luce si irradia dalla sua veste. Il suo volto, illuminato, sa di soprannaturale. Le ragazze, estasiate, sono pervase dalla dolcezza infinita che emanano il volto ed corpo di Nureka.
Intanto Nurak ha raggiunto la sua capanna. È solo e prega. Prega gli spiriti delle Acque Sacre perché gli diano la forza di smuovere il grande masso che ora copre il foro sulla sommità del Pozzo. Prega per i suoi sudditi perché possano vivere felici ed in armonia tra loro. Perché vi sia pace con gli abitanti dei villaggi vicini. Perché sia abbondante il raccolto e ricchi i pascoli. Prega per la figlia Nurnuna. E per la sua dolce sposa, dagli occhi sempre tristi, perché la dea di Monte Accoddi possa concederle di partorire un figlio maschio.
La sua preghiera è sincera, ma un dubbio lo assale. “Le mie forze sono ancora grandi –mormora tra sé– ma… E se gli spiriti delle sacre acque non mi aiutassero?” Per un attimo, la sua fede vacilla.
Egli sa, che il giorno in cui non riuscirà a smuovere il masso che copre il Pozzo, gli Anziani dovranno eleggere un nuovo Capo. Così vuole la tradizione e la tradizione è legge a Nuréntulu. È comunque fiducioso. Il pensiero di Nurnuna e Nureka gli infonde certezza.
“Sono stato il primo nelle lotte, sono imbattibile a istrumpas [istrumpa: antica lotta nuragica], nelle corse, nella caccia; ho abbattuto fior di giovenche, perché dovrei fallire la prova?” Ora, con un movimento della mano destra, dall'alto verso il basso, smuove l'aria davanti alla fronte quasi a tagliare un legame che lo tiene prigioniero di questi pensieri. Indossa la mastruca, stringe ai polsi i cinturini in pelle lavorata e con il suo bastone di olivastro nodoso s'avvia alla Capanna delle Vergini dove Nurnuna e Nureka lo attendono, per dare inizio alla cerimonia.
Al suo passaggio, uomini, donne e bambini, si ritirano ed inchinano il capo in segno di riverenza. La sua prestanza fisica, di per sé, incute rispetto. Ma il popolo lo ama per la sua grande saggezza e per la sua imparzialità nelle decisioni. Sovrasta tutti in altezza. L'interlocutore, per parlargli e guardarlo negli occhi, deve stare con il proprio capo reclinato all'indietro. Le spalle larghe, il petto villoso, la muscolatura possente. Un gigante. Procede, a passi lenti e sicuri. Il contatto con la sua gente, ora, gli infonde fiducia. Quel momento di turbamento è superato. Un sentimento di serena tranquillità invade il suo animo. La mastruca ed il vincastro gli ricordano che è il Capo e gli danno coraggio. Non può deludere i bimbi e i giovani che incontra e che in lui ripongono la loro fiducia. Per il popolo è il Capo. Deve essere all'altezza del suo compito.
La presenza di alcuni ragazzi già disposti ai bordi della strada che conduce al Pozzo Sacro, con le fracheras, gli fanno affrettare il passo. La Capanna delle Vergini è vicina. Già percepisce il loro vociare ed ode l'inconfondibile sorriso squillante di Nurnuna. Una forte emozione ed una gioia indescrivibile gli pervade l'animo. Nurnuna è il suo orgoglio.
“Gli dei siano con voi tutte. ” Dice entrando nella Capanna.
“Salute e prosperità al nostro Capo. ” Rispondono in coro le ragazze inchinandosi e facendo attenzione a non rovesciare l'olio delle lucerne che tengono in mano.
Tutte indossano la veste bianca delle cerimonie.
Nureka, anch'essa di bianco vestita, gli appare come una dea. I suoi occhi, infastiditi dal fumo, brillano come due diamanti. I lunghi capelli sciolti sulle spalle fanno risaltare il bianco della tunica e l'ovale della sua faccia diafana.
La presenza del Capo ha come bloccato il cicaleccio delle ragazze. Nurak, dopo essersi assicurato che tutto è in ordine esce nello spiazzo principale a confabulare con gli Anziani che nel frattempo avevano preso posizione.
Intanto, dall'alto del nuraghe, il corno di Nuraèdo rintrona nel villaggio ed il suo suono si insinua tra le capanne.
È il primo invito a prepararsi per la cerimonia. Altri due ne seguiranno prima che la processione abbia inizio. Così come vuole la tradizione.
Il cuore della Sacerdotessa, a questo avviso, trema e l'ansia si impadronisce di lei. Anche le ragazze assumono atteggiamenti di grande attenzione e di compostezza. Nureka capisce di aver trasmesso il suo stato d'animo alle ragazze e subito si riprende e le invita a controllare le loro lampade accendendo gli stoppini e poi spegnendo di nuovo. Un modo per scaricare la tensione.
Intanto lo spiazzo si va animando sempre di più. I vari gruppi, guidati dagli Anziani, prendono posizione con compostezza. Vi è nell'aria una tensione misteriosa. Un'ansia che pervade tutti. Anche i bambini, generalmente irrequieti, sembrano consci della solennità della cerimonia che sta per iniziare e stanno in bell'ordine. Ciascuno, con il suo ramoscello di olivastro, sta composto. Attende, in silenzio, di poterlo bagnare nelle Acque Sacre del Pozzo, per poi appenderlo all'ingresso della propria capanna. Servirà a scacciare le forze del male e a vincere il malocchio.
Nuraèdo dà nuovamente fiato al suo corno ed a quel suono tutti si affrettano a cercare il posto in precedenza assegnato dagli Anziani. Ormai ci siamo. Il grande momento, atteso per tante lune, sta per verificarsi. Tutti gli occhi sono rivolti in alto. Scrutano le nuvole e osservano, con religioso silenzio, la Luna.
Sarà benigna con loro o si nasconderà dietro le nuvole per lanciare così la grande maledizione? Sulle labbra di tutti sommessa una preghiera sale fino a lambire la faccia tranquilla della Luna.
Ma ecco che arriva il terzo ed ultimo suono del corno di Nuraèdo. Ora la cerimonia può avere inizio. I suonatori di launeddas [is launeddas: antichissimo strumento musicale a fiato, fatto di canna], seguiti dai tamburini e dai liutai, si avviano ed aprono la processione. Davanti a loro due portatori di fracheras , ravvivano la luce della luna e illuminano la strada. Davanti ad ogni gruppo, ci saranno poi altri due portatori di fracheras.
Le fracheras, accese con la fiammella delle lucerne delle Vergini devono far luce per l'intero percorso. Sta alla bravura dei giovani che le hanno costruite far sì che brucino lentamente. Lo spegnersi della frachera è segno di poca capacità per il portatore. Questo fatto lascia un neo che sarà rinfacciato al malcapitato per tutta la sua vita, tanta è l'importanza che assume ogni gesto di questa cerimonia.
Segue al gruppo dei suonatori, quello dei Guerrieri con l'arco. Camminano in doppia fila, alternati, due anziani e due giovani. I guerrieri anziani sono armati di arco e scudo e indossano la mastruca di combattimento. I giovani hanno solo l'arco e portano due ramoscelli di olivastro: uno anche per il guerriero anziano al quale il giovane è affidato per l'istruzione militare. Seguono quattro Anziani in rappresentanza dei Guerrieri, dei Pastori, dei Conciatori di pelli, e dei Cacciatori, che reggono il baldacchino sotto il quale prenderà posto Nurak e Nureka.
Un boato di meraviglia accoglie l'apertura del baldacchino. Un vero gioiello che i Conciatori di pelli hanno realizzato per questa festa delle Abluzioni, che chiude un secolo. È la prima volta che gli abitanti del villaggio possono ammirarlo. È di delicatissime pelli conciate finemente e divinamente dipinte con colori ricavati dalle erbe. Su di esso sorridente si posa la luna. Sotto, il Capo e la Sacerdotessa. A pochi passi da loro le Vergini con le lanterne accese ed il ramoscello d'olivastro. Segue poi un popolo festante e felice. Tutti stringono in mano il ramoscello d'olivastro. Per loro è come un portafortuna. Sono certi che li difenderà dal male: tutti hanno questa certezza a Nuréntulu, grandi e piccoli. Intanto il gruppo dei suonatori ha già raggiunto il recinto del Pozzo Sacro e si dispone per la cerimonia. Così faranno tutti, compreso il popolo.
Anche Nurak e Nureka sono giunti. La Sacerdotessa si dispone all'ingresso del Pozzo, mentre Nurak, cedutole momentaneamente il Bastone del Comando, si accinge a sollevare il masso che copre la sommità del Pozzo.
Alza lo sguardo verso la Luna come per chiederle di sostenerlo nell'impresa che sta per compiere e, dopo aver tolto la mastruca e consegnata ad uno degli Anziani, senza tentennamenti sposta l'enorme masso che copre il Pozzo. Un urlo di gioia si alza dal popolo, che lo conferma Capo supremo di tutte le decisioni che nel villaggio saranno prese fino alla prossima cerimonia.
Nurak cerca subito lo sguardo della sua sposa la quale gli sorride dolcemente, mentre gli Anziani si congratulano con lui. Tutte le Vergini si stringono intorno a Nurnuna in segno d'affetto.
È ora che Nureka e Nurak entrino nel Pozzo. Loro sono i primi. Quando poi Nurak lascerà il Pozzo, sarà la volta degli Anziani, delle Vergini, dei Guerrieri, e del popolo tutto. Ai lati del pozzo due giovani guerrieri illuminano l'ingresso e la scala che conduce alle Acque Sacre con le loro fracheras.
Il primo ad uscire purificato dal Pozzo è il possente Nurak. Il suo volto è radioso. Nureka, mentre lo aspergeva gli ha confidato di aver sentito palpitare nel suo grembo una nuova vita. La dea di Monte Accoddi ha esaudito la preghiera del Capo. Tutti hanno notato sul volto del loro Capo questo improvviso cambiamento. Sotto il baldacchino ora vi era un uomo nuovo, più felice e più sicuro. Conversava con gli Anziani con un tono di voce molto più brioso e la felicità usciva da tutti i pori della sua pelle. Come per contagio ciò si diffuse subito tra i presenti. Mille stelle cadenti attraversavano la volta celeste rincorse dai desideri espressi dal popolo. Nurnuna ignara di ciò che il padre già sapeva espresse il desiderio di avere un fratellino. Nureka, stanca ma felice aspergeva il suo popolo che amava e custodendo il suo segreto, accarezzava tutti i bimbi che le madri portavano con loro.
Valle di Nuréntulu (Gadoni)
La Luna indugiava ancora nel Pozzo quando la Sacerdotessa uscì tra un tripudio di folla.
Finita la cerimonia venne rimesso il masso a coprire la sommità del Pozzo, che resterà chiuso fino alla nuova cerimonia.
Nuraèdo diede fiato al suo corno segno che la cerimonia era terminata.
Tutti si inchinarono riverenti verso il Pozzo. Poi si avviarono, conservando, ciascuno, l'ordine con cui era arrivato, all'Altare dei Sacrifici. Nureka è stata l'ultima a lasciare il Pozzo dopo aver assistito tutti, e tutti aver asperso, con l'Acqua della purificazione.
Intanto ci si prepara per il sacrificio degli animali e per il prosieguo delle cerimonie. Un profumo inebria l'aria.
Gli aruspici danno inizio alle offerte e, dalle loro divinazioni, pare che il nuovo anno porti pace e fertilità per il villaggio.
Dopo la cerimonia delle offerte, per tutte le fanciulle ed i giovani che avevano scelto il matrimonio, questo veniva celebrato solennemente in gruppo.
La cerimonia era semplice, ma carica di significati. Da una parte dell'Altare, alla sinistra, sono disposte le ragazze con al fianco il proprio padre, dall'altra i giovani con le loro madri.
La prima ragazza si avvicina all'Altare. Si dispone al centro con lo sguardo rivolto verso il proprio sposo. Anche egli intanto prende posizione, di fronte alla ragazza.
Il padre, sistemato alle spalle, tiene la figlia per la treccia.
La madre, anch'essa sistemata dietro, al proprio figlio, lo tiene legato a lei tramite una corda. Tutto questo quasi a rimarcare il dovere che i ragazzi hanno ancora nei confronti delle loro famiglie.
Treccia e corda stanno ad indicare il legame che fino al fatidico “Sì”, li lega ancora alla famiglia di origine.
La sposa viene svincolata dal padre per mezzo del taglio della treccia. Atto, che sta a simboleggiare la raggiunta indipendenza.
Il taglio della treccia ricorda appunto il taglio del cordone ombelicale. Una vita, ormai, indipendente, completa, pronta per generare nuova vita. Nello steso istante viene sganciata la corda. Lo sposo l'afferra e cinge con questa la sposa non tanto per indicarne il possesso ma per dimostrare con questo gesto che egli sarà legato per sempre a lei e che la difenderà come se fosse la sua stessa persona.
Un gesto per indicare l'unicità della nuova coppia. Una nuova cellula che si aggiunge alla comunità e per il bene di essa.
I due sposi ora sono uniti in un abbraccio voluto al centro dell'Altare. Resteranno così finché l'ultima coppia non avrà assunto anch'essa questo atteggiamento.
Ora, Nurak dalla parte delle donne, e Nureka, da quella degli uomini, posano sulle loro spalle le mani e suggellano il patto che tacitamente gli sposi hanno stipulato.
Solo la morte di uno dei due potrà sciogliere il vincolo che lega la giovane coppia.
Da questo istante, per loro, inizia una vita nuova fatta di doveri e di diritti.
Da questo istante abiteranno la capanna appositamente per loro costruita ed acquisiranno il diritto di partecipare, con voto, all'Assemblea del popolo.
Dovranno anche rispondere a tutte le chiamate che il Capo del villaggio farà loro, tutte le volte che se ne presenti la necessità per il bene comune
La cerimonia è finita.
L'imposizione delle mani, da parte di Nurak e Nureka, a tutte le coppie ha dato il sacro sigillo al matrimonio.
Le launeddas intonano la preghiera di ringraziamento alla Madre Terra e alle Sacre Acque e tutto il popolo chiede per le nuove coppie una famiglia numerosa e prospera che sia di esempio ai ragazzi in tutte le manifestazioni della loro vita.
Le madri offrono alle divinità le trecce delle figliole spogliandosi così del ricordo più caro loro rimasto.
In cambio di questo gesto di grande altruismo chiedono favori per le ragazze.
Le trecce vengono appese saldamente alla trave che sormonta l'Altare delle Offerte e qui rimarranno fino alla prossima cerimonia che si terrà, come d'uso, il giorno della festa delle Abluzioni.
Il grande banchetto nuziale può avere inizio. La Luna, con la sua faccia piena e sorridente, partecipa benevola e compiaciuta.
Grandi e piccoli, prima composti ed ordinati, ora si trasformano ed esplodono in un grande tripudio, di voci, urla, canti, suoni, e balli.
La tensione della lunga cerimonia li aveva come compressi dentro se stessi. Ora si sentono liberi e danno sfogo ad una gioia irrefrenabile.
Il matrimonio, a Nuréntulu, dopo la festa delle Abluzioni, è la più solenne delle cerimonie, quella più sentita dal popolo.
Una festa attesa un intero anno, non solo dai ragazzi e dalle ragazze da marito, ma dall'intera comunità.
Grandi maitzole [maitzola: tipo di contenitore in sughero] di carne arrosto sono disposte, per terra, tutt'intorno all'Altare delle cerimonie.
Altre sono riempite con pistocu [pistocu: tipo di pane] abbrustolito e al quale è stato stillato del lardo bollente.
Su cestini di vimini sono disposti i dolci a base di sappa di corbezzolo e miele, la gioia dei più piccoli.
Nureka con la sua veste bianca, ogni tanto illuminata da una nuova frachera appena accesa, splende come una stella in mezzo al suo popolo.
Nurak invece si aggira tra la gente. Ne assapora la gioia, ne raccoglie gli umori ed è felice perché felice è la sua gente. Ogni tanto ritorna dalla dolce sposa.
Nureka con il suo sguardo lo rassicura che tutto va bene ed egli continua ad intrattenersi con il suo popolo.
Gli Anziani sono disposti a cerchio con le spalle all'Altare, osservano che tutto vada per il meglio e quando è necessario impartiscono ordini agli addetti ai vari servizi.
A Nurnuna e alle sue compagne il compito di accompagnare le nuove coppie ciascuna alla baracca appositamente assegnata.
Sono le prime a lasciare la cerimonia. Accompagnate dai ragazzi con le fracheras hanno il compito di accendere, per la prima volta, il fuoco in ciascuna delle nuove abitazioni.
Il fuoco sarà consegnato alla giovane sposa che ha poi l'obbligo di custodirlo assieme al suo uomo e di tenerlo vivo.
Le ragazze addette al Fuoco Sacro hanno anche provveduto prima a disporre i vari oggetti in sughero, stendere con cura le pelli, fornire di viveri la nuova coppia per circa un intero ciclo lunare e dotato la capanna perfino di una scorta d'acqua, come è consuetudine nel villaggio.
Tra le provviste vi è un maòlu [maòlu: tipo di contenitore in sughero] pieno di spianate; uno di carni affumicate; uno di frutta secca; ed un vasetto di mantega [mantega: panna di latte grasso] per la cura di alcuni malanni e due casiddus [casiddu: tipo di recipente in sughero] colmi di miele, di cui uno amaro ed uno dolce.
Nei giorni seguenti gli sposi riceveranno la visita di tutti, parenti e amici, e ognuno di questi, in una gara di solidarietà, per far sì che gli sposi possano sentire intorno a loro affetto ed incoraggiamento, porterà qualcosa di utile in modo che la coppia possa raggiungere l'autonomia e sia indipendente in tutto dagli altri.
Ai genitori di entrambi, invece, non sarà permessa la visita sino alla Luna nuova, come da sempre è consuetudine.
Questa regola potrà essere infranta solo in caso di malattia di uno dei due giovani.
È quasi l'alba quando Nuraèdo dà fiato al suo corno che annunzia la fine della cerimonia. Molti giovani vorrebbero protrarre ancora la festa, ma il suono del corno, a Nuréntulu, non lascia spazio a nessuno.
Quel suono è la legge e tutti debbono obbedire. Tacciono le musiche e si spengono i canti.
Tutti ordinatamente, lasciano la piazza e guadagnano le viuzze che portano alle proprie baracche. La festa è ormai archiviata. Se ne parlerà al prossimo Solstizio d'Estate.