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Gabriele Ortu
poesie e altri scritti
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Archeologo
Tra nuraghi e forre
a catturar voci di un cielo
scomparso, coperto d’oblio
di secoli, stanco,
la mente inebriata
di suoni ancestrali
e di launeddas,
ti attardi.
Di lontane musiche il suono
e di latrati e di spade
intrise di sangue, l’odore
acre, il petto ti percuote,
tra morbidi lentischi,
in terra d’Ichnusa,
solitario e inebriato d’amore.
Queste pietre arse
stanche di secoli
e di inutili attese,
quasi rassegnate,
solcate da sofferenza
ora guardano il Cielo
e sorridono all’onda incerta
della vita, sotto l’orme tue
con un barlume di speranza.
Grati, sommersi pensieri
le tue mani leggono, al sole.