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Gabriele Ortu
poesie e altri scritti
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Tramonto nel Sarrabus
Mi carezza del Sarrabus la dolce
attesa vespertina tra gli odori
d’aranceti dorati e di mirteti
in fiore.
Mi incanta questo mare di limoni
che dipinge di giallo la morente
sera e par che trafigga di colori
tutto il bosco. Prepara nuova notte,
la sera. Io, come colto in raptus giaccio
tra secoli di tempo nel passato.
S’affaciano canne di launeddas
con musiche di pace volte al sole
e donne in processione con lanterne
di lentischio che pregano, con labbra
mute, colme di paura per l’ignoto
domani che verrà senza certezze
a trascinare pene nuove e dure.
Giacigli di miseria e sofferenza
percorrono le strade del pensiero
a ritroso nel tempo e senza luce.
Timorose ombre al sacro altare voti
depongono vermigli d’innocente
pianto: sono le madri addolorate.
Bambini appena nati al dio immolati
arrossano di sangue sacre pietre
mentre ride Tanit di sangue aspersa.
E non trova gli spazi la ragione
che turbata s’aggira e sconcertata.