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Martedì, 19 Marzo 2024
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Gadoni: la storia…

L'estratto che segue è parte di un ben più ampio lavoro su Gadoni che ho in preparazione e che spero di poter quanto prima completare per darlo alle stampe.

Si tratta della parte iniziale del capitolo dedicato alla storia del paese.

Nel brano, trattandosi di una versione non ancora definitiva, potrebbe esservi qualche piccola inesattezza o mancare qualche dettaglio o informazione …

Prego anzi tutti i cortesi lettori che rilevassero una di tali inesattezze o avessero maggiori informazioni sull'argomento di darmene notizia.

Buona lettura!

Gabriele Ortu

La storia

Questo credo sia il capitolo più difficile e complesso. Storia significa dati, documenti, avvenimenti ecc., collocati nel tempo.

Dalle ricerche da me effettuate poco ho trovato che possa aiutare a datare con precisione la fondazione di Gadoni. Forse, prima di tale nome, gli abitanti del territorio di Gadoni abitavano gli scomparsi agglomerati di Biddascana, Bidunì, Birisai, Olzai, Biddarisoni, e Manuselli e forse anche altri siti di cui non è possibile avere dati precisi. Però dall’etimologia dello stesso nome di Gadoni, dai toponimi del territorio, e dalla loro etimologia, credo si possa collocare abbastanza lontano nel tempo. Lo si può dedurre anche dai ritrovamenti archeologici che si trovano sia nel museo di Sassari che in quello di Cagliari.

Gadoni, Adoni per gli abitanti (Adon, il signore), fu una divinità siriaca da cui derivò il greco Adone, e Adonii furono chiamati coloro che diffondevano il culto di Adone e ne celebravano i Misteri. Anch’io oso la mia etimologia: che siano stati gli Adonii i fondatori di Gadoni?!
Oppure, come dicono il Bonu ed altri, un certo Adoni, di Arzana, dove questo nome è stato sempre diffuso? Ed inoltre nella prima metà dell’Ottocento, nei pressi dell’abitato di Arzana, è stato rinvenuto un bronzetto di tarda età nuragica contenente due figure che il Lamarmora, nel 1833, ha interpretato una per Astarte, divinità fenicia e regina del cielo, e l’altra per Adone, dio del sole. Questa mia tesi non può essere confortata da quella del Bonu, che parla di un pastore arzanese, e da quella di Angelino Usai, che parla degli abitanti del distrutto paese di Ruinas che spostandosi lungo il corso del Flumendosa sono giunti nei territori ove ora sorge Gadoni ed installandovisi abbiano dato il nome del loro capo al territorio da loro… conquistato.

La documentazione storica della certezza dell’esistenza del paese con la denominazione di Gadoni è databile intorno alla fine del 1300, inizi del 1400, ma ciò non esclude che prima non esistesse una popolazione che quei territori abitasse; magari erano i Signori del Nuraghe Adoni che prima, quando il territorio era indiviso, faceva parte del territorio della “zona Gadoni” e che in seguito, quando i territori sono stati divisi, è passato a Villanovatulo. Certamente Gadoni è nome nuragico e con questo quasi tutti concordano.

Che a Funtana Raminosa, a circa 5 chilometri dall’attuale abitato, anticamente si estraesse il rame, è noto a tutti gli studiosi. Al museo di Cagliari si trova un reperto in rame sicuramente proveniente da questa miniera antichissima.

Il professor Lilliu in “Le miniere dalla preistoria all’età tardo-romana” parla di Funtana Raminosa e di come “attraverso i cinque secoli di durata del fulgore della civiltà nuragica” [1] essa sia stata sfruttata.

Che il paese sia molto antico lo dice anche il Padre Ludovico Pistis in “Memorie Istoriche sul progresso e vicende in Sardegna degli Istituti del Serafico Patriarca San Francesco d’Assisi”. Parlando di “Amador Atzori”, fondatore del Convento di Gadoni, dice del paese: “Que es antiquissimo” [2] (v. il capitolo sul Convento dei Frati Minori).

Molti dei toponimi del territorio gadonese sono sicuramente dei residui nuragici, come dicono Professor Pittau ed altri, a partire dal nome del paese che ritenuto sicuramente nuragico.

Lascio la parola agli studiosi e riporto di seguito queste etimologie, nell’ordine con il quale le ho raccolte, al solo scopo di darne conoscenza.

Giovanni Spano:

“Chi mai non ravvisa il primitivo nome fenicio in GADONI, fortuna del Signore, il Beel Gad![3]

Raimondo Bonu:

“La denominazione di Gadoni sarebbe derivata dalla risposta del pastore Arzanese ai suoi conterranei, risposta riguardante lo stato buono del suo bestiame nella nuova residenza. Gaudiu ‘onu. Dal latino gaudium.” [4]

Massimo Pittau:

“Il toponimo Gadoni, pronunciato localmente (G)Adoni, trae la propria origine da alcune piante, cadoni, cadone, erba puzzolente della varietà - Chenopodium vulvaria. Di questo vocabolo sardo il Wagner, DES I 259, non ha saputo prospettare alcuna etimologia. Già in virtù del suo suffisso on, che è tirrenico, cioè nuragico ed etrusco insieme, io sostengo che si tratta per l’appunto di un vocabolo nuragico.” [5]

Dice anche il Pittau della più antica documentazione che sia riuscito a trovare su Gadoni:

“si trova nella Chorographia Sardiniae di J. F. Fara, che è dell’anno 1584: oppidum Gadonis della diocesi arborense (pag. 75 dell’edizione del Cibrario).” [5]

Angelino Usai:

(Gli ex abitanti del villaggio di Ruinas) “decisero di sostare su di una altura amena, ricca di acque fresche e limpide e di abbondanti pascoli, dove, col consenso degli abitanti di Bidonì e Biddascana, eressero le prime capanne di frasche dando così origine ad un villaggio montano che prese il nome del Capo tribù (Adoni) che, con l’andare del tempo, è stato mutato in Gadoni.” [6]

Gian Pietro Zara:

“Gadoni, - vedi Gadau. In Sardegna è nome di luogo. Può essere composto dall’etimo GAD. = FORTUNA, e dall’etimo ONI. = DOLORE, per cui significherebbe: DOLORE DI GAD = forse per la deportazione.” [7]

L’etimologia indicata dallo Spano ritengo sia quella più logica anche in considerazione dei ritrovamenti archeologici e credo sia anche confortata da una serie di toponimi del luogo (v. Perda Alési, Atzarasài, Barasùa, Bertegàli, Birisài, Gulluréri, Ischìri Sa Texi, Bidunì, Giddiscana, Chiddòri, Lacardaséi, Latzucaré, Marracciòlu, Nuréntulu, Pularisòni, Stritzu, Talési, Tialési, ecc.; cfr. Sardella [8]).

Mi conforta, oggi, poter aggiungere la nota che segue, tratta dal recente libro di Salvatore Dedola sulla toponomastica sarda, che suffraga la mia pretesa tesi suesposta che siano stati gli Adonii, i fondatori di Gadoni. Il gadonese alla domanda in dialetto, “de inùi ses?”, risponde sempre: “de ‘Adoni” e mai “de Gadoni”, e “su adonesu” si dice pure nei paesi limitrofi.

Ma sentiamo il Dedola:

GADONI. Comune della provincia di Nuoro. Nonostante che sia a dominio della grande ansa dell’alto Flumendosa, esattamente sul versante est della vallata incassata, i suoi veri domini territoriali stanno ad ovest della vallata, sull’immenso plateau del Sarcidano, la cui bellissima foresta [Corongia] è stata sempre posseduta dai suoi pastori. Le lotte di questi per impedire intromissioni da parte di altri comuni sono proverbiali. Le tentate colonizzazioni di Santa Sofia da parte dei Lostia furono sempre osteggiate, e parecchi pastori pagarono con l’impiccagione la loro violenta opposizione. È dal XV secolo, con l’avvento del feudalesimo, che il loro territorio cominciò ad essere spezzato, con la fondazione di Villanovatulo da parte dei Carroz, cui andò il possesso di buona parte del plateau, compreso l’alto rilievo del nuraghe ADONI.
Alcuni, considerando il tema in i- (tipica resa d’un antroponimo latino in ius-, subordinatamente in -i-), attribuiscono il toponimo a un antico Cato, Catonis (il Pittau, UNS 149, pensa a Catonius, possibile latifondista romano della zona, che darebbe l’esito di [Villa] Catoni). Altri lo omologano semplicemente al fitonimo cadoni, che raggruppa le quattro più importanti specie di Chenopodium (Paulis, NPPS 374). Ma occorre invece partire dalla pronuncia locale, per capire che ci troviamo dinanzi a due forme: Gadonu e Adonu. La prima è ipercorrettismo della seconda, che è quella certa.
Lo dimostra il fatto che nel contiguo territorio di Villanovatulo (un tempo appartenuto a Gadoni) c’è pure il Nuraghe ADONI, a quota 811, che è la più alta del territorio. Con Adone noi “occidentali” ci ritroviamo nel bel mezzo delle favole greche: Smyrna (o Mirra) generò dall’amore incestuoso per suo padre Cinìra, re di Cipro, il figlio di Adone, un uomo così bello che fu conteso da Persefone e Afrodite, le quali per decreto di Zeus se lo tennero mezzo anno a vicenda; ma di fatto Adone divenne l’amante di Afrodite; infine fu ucciso dal cinghiale. La Sardegna non ha mai avuto contatti coi Greci e con le loro favole, bensì coi Fenici. Infatti il personaggio di Adone, come pure il suo culto, è di origine fenicia, ed è legato alle stagioni.
Il culto di Adone è poi diventato pan mediterraneo, ma cominciò a Byblos. È ad Atene che abbiamo più ragguagli sul dio. Al tempo della nostra Pasqua e della Pascha ebraica, ad Atene si svolgevano le feste Adonia della durata di otto giorni (quattro per piangere la morte del dio, quattro per esultare alla resurrezione). Per l’occasione le donne facevano spuntare piccoli quanto precari “giardini” entro cocci di terracotta, destinati ad appassire presto (così come presto Adone doveva lasciare Afrodite).
I ”giardini di Adone“ a Byblos erano dei veri letti di fiori, su cui le donne fenicie adagiavano il simulacro del dio (confronta lo schiavamento di Cristo dalla Croce e la sua deposizione nel sepolcro). Per il nome Adone, i Fenici scrivevano ‘dn.
Per tornare all’antichissimo Adone, il suo nome, Ădhōnāy (appellativo di Dio), ci proviene dagli ebrei. Ha la stessa desinenza del sardo Babay. Il Semerano sostiene che “Ădhōnāy alle origini risulta da una base pronominale ā- ‘quello’ e dalla base corrispondente ad accadico dannu, ugaritico dann ‘che ha potere, potente’, da’ānu ‘signoria, potenza’, con un suffisso pronominale di prima persona, come accad. -i. Il significato è ‘quello (è) la mia forza’, che richiama forme di ossequiosa sottomissione come il nostro Vossignoria… Adānu ‘signore’ è la voce con cui in eblaita viene designato il capo dell'amministrazione”. Or dunque Gadoni prende il nome direttamente dal dio Adone. Non riportiamo la proposta etimologica del Sardella, che può essere letta in SLCN 144.” [9]

Fin qui Salvatore Dedola. Ma ci viene pure incontro, in questo difficile compito l’Archeologia. L’archeologia è sicuramente importante ed aiuta nella datazione storica e per questo ho voluto darle voce. Ecco pertanto alcune delle scoperte archeologiche fatte nel territorio di Gadoni.

“Tre esemplari, da gran sepoltura venuta in luce nella proprietà del signor Giuseppe Rocco (?), sembrano associati con pugnale e pendaglio in bronzo del tipo a catenelle desinenti in lamine lanceolate, monete d’argento e di bronzo: cfr. Spano 1858, p. 31; Spano 1859, p. 157, nota 1. Non è invece precisato il numero di campanelli rinvenuti nella necropoli tardoromana-altomedievale, scoperta nella proprietà del Sig. Antioco Mura, nel medesimo centro urbano di Gadoni, pur essi associati con aghi crinali, oggetti di bronzo, statuine, pendagli a catenelle con lamine lanceolate terminali, cerchielli ed anelli digitali, questi ultimi decorati con occhi di dado e volatili (v. Spano 1870, pp. 29-30). Dallo stesso sepolcreto derivano una moneta d’argento della famiglia Porcia, una moneta in bronzo e una fibula, pur’essa in bronzo, con placca fissa lunata, decorata alle estremità con protomi di rapace (Museo “G. A. Sanna” di Sassari, inv. n. 354/114): v. Spano 1870a, pp. 27-28” (in: Serra P. B., [10]).

“A una borsetta, nella quale solitamente erano conservati gli acciarini, la pietra focaia e la cote, è senza dubbio pertinente la fibbia con placca fissa sagomata desinente in due protomi simmetriche di rapace, derivata da un sepolcreto bizantino di Gadoni e attualmente conservata nel Museo Archeologico Nazionale di Sassari.” (in: Serra P. B., [11]).

Che Gadoni sia esistito fin dal tempo dei Fenici ce lo fa capire anche il Corbetta nel suo “Sardegna e Corsica”, che così scrive a pag. 411:

“A Gadoni si sono trovati varj oggetti antichi, quali idoletti fenicj in bronzo, monete ed armi romane, anella e monili puniche e di varie epoche che attestano la remotissima sua esistenza, e nelle vicinanze un deposito carbonifero di piccola importanza e non abbastanza ricco da importare la spesa dello scavo. Ma se lo scavo del combustibile non è proficuo, forse lo sarebbe più quello delle antichità che facilmente ancora oggi in gran numero vi si trovano sepolte. E chissà quali tesori inesplorati vi si racchiudono che rivelerebbero vicende coperte dall’oblio?” (in: Corbetta C., [12])

Peccato che non abbia meglio specificato questa sua affermazione.

Tante altre scoperte sono state fatte a Gadoni, ne parla spesso lo Spano, in tante sue opere.

È noto comunque a tutti i gadonesi il sito archeologico della rupe di Nuréntulu nel quale da sempre pare si siano trovate monete ed altri monili in numero assai elevato e di cui purtroppo non si saprà nulla. Notare la radice nuragica Nur di questo toponimo.

Un’antica leggenda dice che in questo sito una (axana) fata dai capelli biondi, esce di notte a tessere le sue tele sul suo telaio d’oro e di giorno si rintana nel suo antro. Leggenda sì, ma come tale, con il suo fondo di verità. Il sito fu visitato anche dal Lamarmora.

In località Sa Perda Morta, pare siano stati fatti altri ritrovamenti: si sono trovate rovine di vecchie costruzioni e, forse, anche oggetti d’oro?…

Altri ritrovamenti sono stati fatti a Manixeddu, antico paese scomparso. Si parla di Manisceddu nel riordino dei confini di Gadoni, Meana, avvenuto il 26 maggio 1769.

Prima di questa data i territori della “Signoria Utile della Barbagia di Belvì”, che comprendeva i paesi di Meana, Aritzo, Belvì e Gadoni, erano amministrati dal Conte Signore Utile della Barbagia di Belvì, ma poiché fu presentato nel 1767 un progetto per l’infeudazione del territorio del “Sarcidano Comune” (Laconi, Isili e Villanovatutlo) da parte di Salvatore Lostia e l’infeudazione delle rendite civili della Barbagia di Belvì, si dovevano quindi tracciare i confini tra il territorio del “Sarcidano Comune” e quello dei paesi di Meana, Aritzo, Belvì e Gadoni che, con taciti accordi, pascolavano quel territorio in comune da tempo immmorabile.

Questo lavoro di tracciamento dei confini iniziò il 20 maggio 1769 e andò liscio fino al 24 maggio con le operazioni per delimitare i confini di Meana, Isili e Villanovatulo, ma il lunedì del giorno 26 maggio:

“All’appuntamento, oltre ai sindaci e ai periti delle ville di Aritzo e Gadoni nel luogo detto “Sa Scala de su Manigheddu” [Sa scala de Manixeddu], si presentarono un mucho numero di persone armate, che non essendo d’accordo sui nuovi confini accerchiarono con i cavalli la comitiva. Spararono alcuni colpi di fucile in aria e urlando fuera, fuera de nuestros territorios, con animo inquieto costrinsero i periti a fissare i confini secondo quanto essi dicevano, … fra questi vi era il maggiore di Giustizia della Barbagia di Belvì Joseph Camedda di Aritzo e il sindaco della villa di Gadoni Joseph Cuccureddu.” (in: AA. VV. / Lilliu G. et altri, [13]).

Anche questo inciso fa parte della storia del paese, ma parlavamo dei ritrovamenti.

A Funtana Raminosa sono stati trovati, oltre a materiale vario risalente al periodo nuragico anche lo scheletro di un minatore nuragico. Vedere quanto dice professor Lilliu, a proposito, nel capitolo sulle miniere, quando parla di Funtana Raminosa.

Il signor Sebastiano Deligia (Taneddu) di 93 anni mi ha raccontato che mentre preparava con la pala meccanica lo spiazzo per poter iniziare l’imbocco di una nuova galleria, improvvisamente davanti a lui si aprì l’imbocco di una vecchia e sconosciuta galleria. Smise di lavorare e chiamò il Direttore della miniera il quale a sua volta interessò le autorità preposte che vennero da Cagliari e trovarono centinaia di pietre-incudine ed altrettante pietre-martello con le quali veniva sicuramente pestato il materiale estratto, pietre che sono state portate via dal Direttore e da quelli che erano con lui. Questo è il suo racconto.

Quando vedo un bronzetto non posso non pensare a un antico minatore gadonese che scavava sulle rive del riu Saraxinus, a Brebegargius, a “Sa sedda de is putzus”, o a Funtana Raminosa.

Credo che studi fatti sui bronzetti mi diano ragione. E, se così non fosse è bello comunque pensarlo! Ho appena nominato Sa sedda de is putzus, riflettete su questo toponimo: quante sorprese potrebbe dare questo sito!

[…]


Riferimenti bibliografici:

[1] Lilliu G., … (riferimento bibliografico da completare)…

[2] Pistis L., Memorie Istoriche sul progresso e vicende in Sardegna degli Istituti del Serafico Patriarca San Francesco d’Assisi, Fonni, 1866.

[3] Spano G., … (riferimento bibliografico da completare)…

[4] Bonu R., Ricerche storiche su due paesi della Sardegna (Gadoni e Tonara), Siena, Stabilimento Grafico Combattenti, 1936.

[5] Pittau M., in Chi siamo, nº38, de “La Nuova Sardegna”.

[6] Usai A., L’Ogliastra, Cagliari, Editrice sarda, 1956.

[7] Zara G. P., I cognomi sardi di origine ebraica, Cagliari, Artigianarte, 1994.

[8] Sardella R., Il sistema linguistico della civiltà nuragica, II parte, Cagliari, STEF, 1995.

[9] Dedola S., Toponomastica sarda. I nomi di luogo prelatini e i toponomi di età nuragica di tutti i comuni della Sardegna. Traduzione della Stele di Nora, Dolianova (CA), Grafica del Parteolla, 2004.

[10] Serra P. B., Corredi tombali e oreficerie nella Sardegna altomedievale, Quaderni didattici 2, Ministero Beni Culturali e Ambientali Soprintendenza Archeologica per la Province di Cagliari e Oristano.

[11] Serra P. B., Corredi tombali e oreficerie nella Sardegna altomedievale, Quaderni didattici 3/1990, Ministero Beni Culturali e Ambientali Soprintendenza Archeologica per la Province di Cagliari e Oristano.

[12] Corbetta C., Sardegna e Corsica, Milano, Libreria Ed. G. Brigola, 1877.

[13] AA. VV. [Lilliu G. et altri], Meana: radici e tradizioni, Meana Sardo, Amm. ne Comunale Meana Sardo, 1989.

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Aggiornamento pagina: 24/02/2008
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