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Martedì, 5 Novembre 2024
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Recensioni e giudizi su singoli scritti

Contenuti:

Giudizi su scritti premiati in concorsi letterari

“Sos caddos” : Giudizio di Stefano Valentini

[Poesia, 1º premio assoluto, Premio letterario “Vigonza” Vigonza, 2006]

Scrivere sull’arte è un altro modo di esercitare parole davanti all’immagine: qui Gabriele Ortu offre una canzone di tre strofe al pittore Aligi Sassu, in particolare alla famosa figura, spesso riproposta, dei cavalli fiammanti sulle rive del mare o in una natura libera e liberata.

Dialoga con il pittore, nuovo creatore che ha sciolto in vita senza briglie le creature simbolo di libertà e segno della natura infuocata dell’isola e della sua umanità. Poesia della terra (le tancas brusciadas) e dell’appartenenza, che diventa universale vessillo con le sue rosse visioni. A metà una veloce rima sottolinea il destino che accomuna l’immagine e il suo referente.

Il dialetto assolve ancora una volta la funzione di messaggero patrio, alzandosi a significato universale per tutte le isole dell’umanità sempere timende un ateru invasore. Il linguaggio usa una struttura semplice, essenziale e mitica, dimostrando le possibilità, per una moderna epica, di memoria ed eco, di impegno e speranza.

Sotto brucia una nostalgia temperata a seculos de patire.

La Giuria del Premio “Vigonza”
Stefano Valentini, direttore della rivista Nuova Tribuna Letteraria

“Tziu Battista” : Giudizio della Giuria

[Prosa, 1º premio assoluto, Premio letterario “Su Fermentu” X ed., Sinnai, 2002]

Su protagonista, respetosu de is leis e innamorau de su codixi civili, figurat che unu presoneri de i custa mania chi dominat su microcosmu cosa sua e ingunis ddu incotit.

Ma est finas onestu e sinzillamenti ligau a is cumpaisanus e cumpangius de vida, e custa doda ddu fait simpaticu e oberit cussu croxu de formalismu chi in beridadi rappresentat feti una afaciada. Sa lingua est imperada cun precisioni, praxibili e lestra sa letura.

La Giuria

“Fillus de Sardigna” : Giudizio di Faustino Onnis

[Poesia, 1º premio, Premio letterario “Città di Sinnai”, Sinnai, 1998]

Sa poesia comente ambasciadora de cantus di amori po is corus disterraus e po seminai cunfortu, si pesat po allui lantias de isperas in chini bivit attesu de logu nostu, lassendu una pregadoria po is isfortunaus chi no podint torrai.

Faustino Onnis, poeta

“Natale” : Giudizio di Armando Romano

[Poesia, 1º premio, Premio letterario “La Lode” - Amici della Poesia, Roma, 1996]

Gabriele Ortu ci ha donato una poesia di grande suggestione e forza descrittiva. Con grande capacità di sintesi e di metafora, quasi in modo inimitabile, ci pone sotto gli occhi un evento di portata storica immane… È riuscito con otto brevi versi ad esprimere tutta la poesia ed il mistero del Santo Natale.

Dott. Armando Romano

“Feminas de Partiolla” : Giudizio di Antonio Romagnino

[Poesia, 1º premio, Premio letterario “Città di Dolianova”, Dolianova, 1995]

Una poesia chi balit unu cumandamentu, un ammonestamentu a is feminas de Partiolla e de totu sa Sardigna, poita sceti issas sunt capassas de fai torrai sa luxi in custu mundu scuriosu e de tessiri tramas noas po is pipius chen’ ‘e spera in s’argiola de sa vida.

Prof. Antonio Romagnino

“Car’Antoni” : Giudizio di Faustino Onnis

[Racconto in lingua sarda campidanese, 2º premio, Premio letterario “Francesco Alziator”, Cagliari, 1993]

A Gabriele Ortu, po s’opera “Car’Antoni”, Vivicastello d’argento.

Po su sforzu de retentiva po sa cunservazioni de una terminologia de su passau ma utili po sa conoscenzia.

Faustino Onnis, poeta

“Emigrante” : Giudizio di Matteo Porru

[Poesia, Menzione di merito, Premio letterario “Città di Dolianova”, Dolianova, 1992]

Le onde del mare doloroso dell’emigrazione sono gonfie delle speranze di chi quel mare percorre pensando al ritorno.

Una esperienza ritenuta a torto irripetibile che molti figli della Sardegna hanno già penosamente maturato.

Prof. Matteo Porru

“Alle donne di Barbagia” : Giudizio di Giovanni Cadeddu

[Poesia, 1º premio assoluto, Premio letterario “Su Fermentu” III ed., Sinnai, 1991]

È evidente lo stile lapidario, incisivo e sintetico, dove ogni parola richiama diversi significati e immagini.

Sembra di vederle queste donne, sole con i loro dolori, i loro pensieri, la loro rabbia.

È un invito a smettere quegli abiti cupi, a vincere quel silenzio, a cercare una vita più autentica, con i loro uomini e la loro amicizia da cercare finalmente.

Risalta una particolare attenzione e sensibilità verso i problemi antichi e attuali della nostra Isola.

Don Giovanni Cadeddu, presidente della Giuria

“Alba di pace” : Giudizio di Francesco Carta

[Poesia, 2º premio, Premio Letterario Internazionale “Città di Quartu”, Quartu Sant’Elena, 1990]

C’è da concordare in pieno con il nostro poeta Gabriele Ortu, non tanto sulla drammatica esposizione dei fatti, descritti con limpidi, cristallini versi nella sua poesia, quanto sulle conclusioni che aspirano ai valori migliori, auspicati dagli uomini liberi da ogni segregazione umana.

La sonorità del verso è attenta, concreta, armoniosa, quasi si fa grido implorante e struggente, sino a far risplendere di nuova luce quest’Alba di Pace.

Acc. Francesco Carta

Giudizi su scritti pubblicati su riviste o antologie o in altra forma

Poesie varie : Recensione del Prof. Luigi Cioffi

[Poesie varie, in: “Antologia dei Poeti e Prosatori del Solstitium”, 2007]

(Nota - Questa antologia che sarebbe dovuta uscire a Natale del 2003, e che comprende 19 autori, per l’improvvisa morte del suo curatore, prof. Luigi Cioffi, ha visto la luce solo nel 2007 per merito della figlia professoressa Alessandra Cioffi e del marito dottor Mantega.)

Nasce a Gadoni nella Barbagia di Belvì. È un vero poeta Gabriele Ortu. Un poeta elegiaco, forse pessimista, che però partecipa al dolore della sua gente, nelle assiderate tanche della Barbagia e del Logudoro.

Della sua Barbagia, egli, piuttosto che descrivere le superbe montagne e gli anfratti rocciosi col profumo del mirto, che hanno ispirato scrittori italiani e stranieri, preferisce osservare il pastore che: “Curvo / sotto bisacce d’orbace, / pesanti d’amarezze, / lungo gli eterni / sentieri d’infelicità / s’incammina…”.

Quanto diverso è il pastore dell’Arcadia di Iacopo Sannazzaro o i pastori di Gabriele D’Annunzio nella famosa lirica “I pastori”.

Ma il Sannazzaro e il D’Annunzio partono da una visione ottimistica e forse irreale della vita, Gabriele Ortu no. La sua poesia si accompagna agli ancestrali mali della Sardegna e si unisce al dolore delle “Donne di Barbagia”, che così esorta: “Stendete, / su un filo di sole, / le vostre miserie antiche / e i rancori e gli odi…”.

E si eleva pensando a sua madre Tanedda: “China davanti al mio cammino”, raccogliendo “acuminate spine” e seminando “petali fioriti”, mentre la fantasia del poeta bambino “galoppava / sui cieli del mondo / in cerca della felicità”, per fargliene dono “in un vaso di parole / pieno di ingenua fanciullezza”. E ancora Gabriele canta: “La solitudine, La primavera lacerata, La morte in miniera. Ovunque ci sia un male da sanare, una ingiustizia da rendere nota e una preghiera da elevare al Signore, ivi si manifesta di preferenza la poesia lirica di Ortu, che rivolto ai miseri li esorta a non disperare perché Dio: “Non dorme mai / non ha una cassa”, ma, “è facile trovarlo” specialmente nel “… sorriso spento / di un mendicante / sulla fame cruda / di un fanciullo, / sulle corsie dolorose / degli ospedali, / sul volto attonito / di una madre senza speranze”.

Così si conclude spesso la poesia in lingua italiana di Gabriele Ortu, nella fiducia viva di un mondo migliore, al di là di questa valle di lacrime.

Per quanto riguarda la poesia in lingua sarda, bisogna dire che anche qui il nostro aedo manifesta, oltre alla padronanza del verso e della compostezza di stile, sia nelle liriche nuoresi e logudoresi che in quelle più vicine alla parlata campidanese, l’amore per la Sardegna con i suoi contrasti e i suoi esaltanti profumi.

I numerosi premi letterari vinti, in tanti concorsi isolani e nazionali, sia nelle liriche italiane che nelle poesie in limba, fanno di Gabriele Ortu un vero poeta moderno, conosciuto anche attraverso internet e su varie riviste di poesia e come membro di una giuria a carattere nazionale. Gabriele Ortu è anche autore di scritti in prosa, sia in lingua sarda che italiana alcuni dei quali sono già stati pubblicati. Per diversi anni ha inoltre curato la rubrica “Poesie e Poesias” nella rivista “Sardegna Oltre”.

Per concludere mi piace citare la splendida lirica in sardo “Fillus de Sardigna” che riscosse il primo premio nel concorso letterario “Su Fermentu” del 1998 a Sinnai.

La poesia è così bella che risplende persino nella traduzione fatta dall’autore, che si trova nel volume “In Terra d’Ichnusa” pubblicato dalla Montedit di Melegnano nel 1998, alla pagina tre.

Il poeta si rivolge alla poesia e dice: “Vai… / nei luoghi impervi / dove regna la disperazione / per lenire, / con parole di conforto, / i cuori in tormento”.

Il suo è un imperativo dettato dal cuore, un ordine pressante che deve essere eseguito quanto prima: “Bai… Bai… Bai… / cun sa bertela prena / de sonus e de cactus / de sa terra nosta amda, / e impressa cuscus fradis / e poneddus in prexu, / po chi pozzant binci’ / sa grandu malaria / chi portant in su coru, / is fillus de Sardigna. / Bai… bai, portanceddu / custu mnegianu bellu de soli, / cun is fragus de Campidanu, / Barbagia e Logudoru…”.

Che dire poi della bellissima poesia “Feminas de Parteolla” della quale è stato scritto: “Una poesia chi balit unu cumandamentu, un’amonimentu a is feminas de Parteolla e de totu sa Sardigna, poita sceti issas sunt capassas de fai torrai sa luxi in custu mundu scuriosu e de tessiri tramas noas po is pipius chena de spera in s’argiola de sa vida”.

Una poesia che è come un comandamento, un ammonimento alle donne del Parteolla e di tutta la Sardegna perché solo loro sono in grado di riportare la luce in questo mondo buio e sanno tessere nuove certezze per i giovani senza speranze che si affacciano sulla scena della vita.

Prof. Luigi Cioffi, poeta, esperto interprete di Nostradamus

“Resurgo” : Recensione di Pacifico Topa

[Poesia, in: “Le Muse”, anno III, ottobre 2005, pag. 46]

Con “Resurgo” Gabriele Ortu fa una oculata considerazione sulla realisticità della nostra vita, ma stimola anche a non scoraggiarsi, ad affrontare le avversità, a vincere il pessimismo, quando ci sentiamo mancare le forze per reagire.

Lo spunto lo trova osservando: “Queste pietre arse / da secoli di dolore”, per alludere alla disperazione in cui spesso ci troviamo: “E noi / non abbiamo più lacrime”, per indicare l’estremo disagio fisico e morale; non si ha più fiducia in nulla: “asciutti i solchi / scavati sulle nostre gote”. Non si ha più nemmeno la forza di pensare. Ortu si scrolla di dosso questo fatalismo e grida: “Resurgo”; questo deve essere il motto, e voi fratelli, uomini di fede: “Poeti, maestri / aprite strade sui cuori”. È necessario riprendere lena: “Seminate idee” fatevi apostoli di questa rinascita che può trovare alimento nella Fede, intesa come “Luce” che riesca a rompere il buio che ci circonda, disperda le tenebre che ci hanno assillato la mente ed i cuori.

Reagiamo alla contrarietà diuturna, perché il nostro esempio possa preludere ad una “aurora di felicità”. La poesia si chiude con questo spiraglio di fiduciosa speranza in un futuro migliore.

Pacifico Topa, critico letterario

“Cadute le parole” : Recensione di Pacifico Topa

[Poesia, in: “Le Muse”, anno III, Ottobre 2004, pag. 47]

“Cadute le parole” è una allusiva composizione del mondo sardo, uno spaccato che vuol proporre una realtà che ha avuto una vicenda alterna attraversando anche momenti difficili.

Il popolo sardo non ha mai perduto la speranza di un riscatto, lo attende da tempo, lo agogna con tenacia. Per questa terra così solitaria… “non ci fu alba / nel baratro di secoli e di buio…”. Una terra a lungo martoriata che non ha potuto godere di quella serenità che la renderebbe felice. Le promesse sono state tante, promesse mai mantenute; periodi grigi, di servilità, di sottomissione determinate da “un impostore”, che approfittando della bonarietà, ha saputo soggiogare soffocando ogni grido di libertà. Ma il coraggio di una gente, mai domo, diede la possibilità di riscattarsi… ”rifiorì / un’alba nuova di speranze…”. Breve illusione! Il risveglio fu ancor più duro… ”e più duro di prima il nuovo giogo…”. Non bastando la servilità sopraggiunse anche lo spargimento di sangue ad opera di barbare invasioni che procurarono schiavitù. È questo il periodo peggiore, perché… ”Sono mortificate le virtù delle vergini donne e delle madri…”.

In questo clima di disperazione, Gabriele Ortu, si rende conto che la mancanza di fede è conseguente di tutto ciò e ad essa si apella nel desiderio di riscatto.

Pacifico Topa, critico letterario

“Archeologo” : Recensione di Pacifico Topa

[Poesia, in: “Penna d’autore”, n. 21, pag. 55]

Una nostalgica rievocazione ambientale d’un mondo poco conosciuto, aspro, ma pur sempre fascinoso: la Sardegna. Ortu ci inserisce in un clima realistico, ricco di testimonianze che suscitano sensazioni varie.

In questo territorio che ostenta “nuraghi e forre”, lontano dai clamori della modernità, in questo mondo in cui il suono delle launeddas evocano fantasia e nostalgia di dure battaglie, di belati di pascoli e latrati di cani, c’è tutta la Sardegna, terra forte ed arida, bruciata da secoli di storia, che vive nella “inutile attesa” di un riscatto che non arriva ancora.

Pacifico Topa, critico letterario

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Aggiornamento pagina: 02/09/2007
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